SCAVO NELLA PIAZZETTA DELLA PROPOSITURA

-EMPOLI-

 Campagna di scavi: 1999-2001

COMUNE DI EMPOLI

MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITA' CULTURALI

SOPRINTENDENZA ARCHEOLOGICA PER LA TOSCANA

ASSOCIAZIONE ARCHEOLOGICA VOLONTARIATO MEDIOVALDARNO

(testo e foto tratte dal sito della Soprintendenza Archeologica per la Toscana)

Lo scavo visto dall'alto

La Soprintendenza Archeologica per la Toscana con la collaborazione dell’Amministrazione Comunale e dell’Associazione Archeologica Volontariato Mediovaldarno ha effettuato nella piazzetta della Propositura di Empoli uno scavo archeologico, nel corso del quale è venuta alla luce per la prima volta una stratigrafia monumentale completa, per quanto di limitata estensione, delle fasi di vita più antiche della città, la cui cronologica potrà essere precisata solo dopo lo studio dei materiali raccoltivi  Al di sotto della pavimentazione cinquecentesca in laterizi, in una situazione stratigrafica solo parzialmente sconvolta dai lavori moderni per condutture di servizi, sono venute alla luce a varie quote una trentina di sepolture di tipologia e cronologia diverse: quelle più in superficie, che presentano un orientamento assai vario, tutte a fossa semplice e totalmente prive di corredo, sono da attribuire alle fasi di vita medievali della vicina Collegiata; le più profonde hanno un orientamento più costante (NO     SO) e presentano testate in laterizi e pietre, con tegole a delimitare e coprire la fossa.

Poiché vi sono stati rinvenuti solo pochi oggetti di ornamento personale ed alcune monete, ancora in corso di restauro, le sepolture sono databili solo indicativamente tra il VI - VII sec. d.C. e la prima età medievale. La presenza di queste tombe conferma l’esistenza di una fase paleocristiana della vicina chiesa della Collegiata, finora solo ipotizzata, ma non confermata da documenti. Le complesse strutture di epoca romana emerse al di sotto della necropoli cristiana, oltre a confermare la continuità di occupazione del sito almeno dal periodo tardo repubblicano, dimostrano tra l’altro che la città di Empoli in tutte le sua fasi di vita antiche ha mantenuto lo stesso orientamento, che corrisponde a quello attuale. L’edificio più antico, venuto alla luce nella sezione sud occidentale dell’area indagata, è un piccolo vano quasi totalmente interrato a pianta quadrangolare, in ciottoli murati a secco (opus siliceum), la cui parete occidentale prosegue in entrambe le direzioni. La funzione di questo vano, databile per ora solo in via ipotetica all’epoca tardo repubblicana (fine Il - prima metà I sec. a.C.), potrebbe essere legata alla regimazione delle acque.Alla parete occidentale della struttura sopra descritta si appoggia un muro in grossi ciottoli e pietre murati a secco fondato sul terreno vergine, forse la fondazione di un edificio di particolare rilevanza, a giudicare dallo spessore. Sul terreno vergine su cui il muro poggia è scavata una fossa, la cui funzione non è accertabile. Alla stessa fase del muro potrebbe essere pertinente un lastricato in basoli di pietra, delimitato esternamente da un cordolo rilevato, con preparazione in ciottoli legati da malta, venuto alla luce nell’area orientale dello scavo, il cui orientamento differisce di poco da quello delle strutture soprastanti. Il lastricato, databile solo indicativamente alla prima età imperiale (fine del I sec. a.C.), è presumibilmente in fase anche con un ambiente sotterraneo con pareti in pietre murate a secco, messo solo parzialmente alla luce nell’angolo nord orientale dello scavo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La struttura di età repubblicana

  

Sulla sinistra il lastricato della prima età imperiale

 

All’interno di questa struttura, nella parte superiore della parete orientale, sbocca una canaletta in pietra, che permette di ipotizzare anche per questo vano una funzione di regimazione delle acque.Questa fase edilizia è stata obliterata da uno strato omogeneo di ghiaia, che fungeva da preparazione per un secondo lastricato stradale in basoli di pietra con marciapiedi rilevati, munito di una canaletta eccentrica, che corre al centro dello scavo; la canaletta, che ha la parte inferiore costruita in mattoni, quella superiore in pietrame e il fondo in battuto, è stata spoliata in gran parte della copertura in grossi lastroni di pietra. Attualmente, data anche la limitata estensione dello scavo, non sono identificabili strutture edilizie sicuramente in fase con questo lastricato, ma solo alcune canalette di tipologia diversa, che confluiscono o che si distaccano su entrambi i lati da quella che lo percorre. Con ogni probabilità questa, come nel periodo precedente, era un’area pubblica.Ad una fase avanzata dell’età imperiale romana (Il —  IV sec. d.C.) sono attribuibili le almeno tre fasi di vita di un edificio installatosi su questa stessa area, di cui sono stati parzialmente scavati due vani: quello situato nell’area meridionale dello scavo con le pareti in pietrame di piccola pezzatura legato con malta, internamente intonacate con calce idraulica era forse una vasca. Oltre la parete orientale di questo vano sono visibili i resti esigui di un lastricato esterno in ciottoli e malta. Della stanza adiacente, che occupa l’area centrale dello scavo,

 è conservata solo la parete orientale con elevato in laterizi su una preparazione in ciottoli, in cui sono reimpiegate anche alcune pietre di grandi dimensioni, una delle quali con tracce di modanature, mentre un’altra presenta una fondazione in pietre miste a laterizi, che permette di ipotizzarne la funzione di sostegno.
A questa stessa parete è addossato all’interno del vano un blocco di pietra con un foro al centro, pertinente ad una latrina.Questo edificio, che aveva forse una funzione termale oppure era una fullonica (lavanderia), come confermerebbe il rinvenimento di tubuli fittili, almeno nelle prime fasi di vita ha riutilizzato per lo scarico delle acque la canaletta della strada sottostante, perchè la parete che divide i due vani ne scavalca la struttura, incorporandola, invece di tagliarla; solo in una fase avanzata la canaletta fu invece chiusa mediante una grossa pietra calzata con laterizi. Durante o dopo la costruzione dell’edificio il terreno sopra il vano seminterrato di nord est, su cui questo doveva estendersi, deve aver ceduto, provocando il parziale collasso della canaletta, che nel tratto più settentrionale presenta un evidente intervento di restauro del lato orientale mediante blocchi di pietra. Alla stessa causa vanno ascritti con ogni probabilità la necessità di fondare la base in pietra descritta sopra e la costruzione di una sostruzione in ciottoli e laterizi, che attraversa trasversalmente il vano sotterraneo e che doveva fungere da sostegno alla parete esterna della domus. Alla fase di vita più tarda dell’edificio risale una canaletta obliqua in lateriziche sbocca nella canaletta centrale, che doveva essere ancora in funzione almeno in parte. Deve essere ancora appurato a quale periodo attribuire la canaletta in laterizi rivestita di intonaco che corre con andamento obliquo lungo il lato orientale dello scavo.La domus imperiale è stata obliterata da una fornace, databile tra la fine del IV e il V sec. d.C.., in cui si fabbricavano ancora anfore empolesi insieme a ceramica comune e che attesta un riutilizzo industriale della zona, come già era accaduto nella domus dell’area Del Vivo.Se finora nella centro urbano di Empoli erano venute alla luce solo testimonianze assai sporadiche, la cui pertinenza ad un centro organizzato era solo ipotizzabile, questi scavi hanno offerto dati preziosi a conforto dell’ipotesi dell’esistenza di un cospicuo insediamento di età romana, forse un “vicus” nato come scalo portuale sull’Arno, da identificare con ogni probabilità con la statio In Portu della strada che univa Firenze a Pisa indicata sulla Tabula Peutingeriana. Oltre alla consistenza dei nuovi rinvenimenti lo confermerebbero il riconoscimento di importanti produzioni locali e le cospicue importazioni di materiali non solo dal resto d’Italia, ma anche dalle diverse province dell’Impero. E’ ipotizzabile l’esistenza in quest’area di un insediamento etrusco di epoca ben più antica, pertinente al territorio di Volterra, dal momento che nel corso dello scavo sono stati raccolti numerosi frammenti di materiali di età arcaica, soprattutto vasi di bucchero.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il secondo lastricato di età imperiale e i resti dell'edificio soprastante

Bacino in corso di restauro

 

 

 

 

 

 

Lucerna frammentaria

 

Piatto frammentario a vernice nera

Frammenti di anfora romana

 

Coppette in terra sigillata

 

 

ALCUNE NOTE SULLO SCAVO ARCHEOLOGICO

Lo scavo archeologico è in primo luogo un metodo scientifico che permette di risalire attraverso l'analisi delle tracce lasciate sul terreno, alle azioni che le anno prodotte. Per fare questo è necessario distruggere le tracce e quindi documentarle nel miglior modo possibile. Partendo dalla sommità del terreno si devono stabilire le successioni cronologiche tra "le cose da scavare" in modo da asportare per prime sempre le più recenti. Il metodo, detto "stratigrafico", permette di "sfogliare" il terreno esattamente come un libro, dalle prime pagine fino alla conclusione.

Il termine stratigrafico, di origine geologica, indente lo stratificarsi successivo di varie azioni umane e naturali, ognuna delle quali sarà riconoscibile sul terreno e identificabile come Unità Stratigrafica US con un numero proprio. Le unità stratigrafiche possono essere il prodotto di azioni di apporto di materiale, ed è il caso delle US positive ( muri, pavimenti, strati, riempimenti, ecc.) oppure prodotto di asporto di materiale, si dicono US negative (rasature di muri, fosse, ecc.)

Lostudio della successione stratigrafica e della correlazione fra le varie unità permetterà infine di datare e riconoscere l'evoluzione del popolamento.

CONSULTABILI:

CARANDINI: Storie della terra - Einaudi 1991

P.BARKER: Tecniche dello scavo archeologico - Longanesi

MALLEGNI - RUBINI: Recupero dei materiali scheletrici umani in archeologia - CISU 1994

Massimiliano PEPE detto Thomas


Associazione Archeologica Volontariato Mediovaldarno

Sede: Piazza Farinata degli Uberti, 10/11 - 50053 Empoli (FI) - C.P.218

Archivio e restauro: Via Bronciani, 10 - Loc. Molin Nuovo - 50053 Empoli (FI)

E-mail: info@archeoempoli.it